venerdì 6 maggio 2016

Canopo

La Canopo a La Maddalena (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net

Torpediniera della serie della classe Spica, tipo Climene (640 tonnellate di dislocamento standard, 970 in carico normale, 1010 a pieno carico).

Breve e parziale cronologia.

10 dicembre 1935
Impostazione presso i Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso (numero di cantiere 122).
1° ottobre 1936
Varo presso i Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso.
31 marzo 1937
Entrata in servizio. Dislocata a La Maddalena, partecipa a missioni di contrasto del contrabbando a favore delle forze spagnole repubblicane (nell’ambito della guerra civile spagnola) in Mediterraneo orientale.
2 giugno 1939
Scorta la motonave Città di Piemonte che trasporta i principi di Piemonte durante la rivista navale di primavera.
10 giugno 1940
Entrata in guerra dell’Italia: la Canopo (tenente di vascello Guido Corsero di Montezemolo) forma la IX Squadriglia Torpediniere di base a La Maddalena, insieme alla gemella Cassiopea ed alle molto più vecchie Antonio Mosto e Fratelli Cairoli.
Nei mesi successivi la nave è adibita a compiti di scorta tra la Sicilia ed il golfo di Taranto, nonché di dragaggio protettivo per unità maggiori.
15 luglio 1940
La Canopo viene inviata in soccorso di un idrovolante CANT Z. 501 della 142a Squadriglia della Regia Aeronautica (guardiamarina Gino Camilletti, sottotenente pilota Danilo Tomolillo), danneggiatosi gravemente (a causa dell’esplosione di una delle due bombe di profondità, in dotazione, che non è riuscito a sganciare prima dell’ammaraggio) durante un ammaraggio per salvare alcuni naufraghi, 50 miglia a sud di Santa Maria di Leuca. La Canopo raggiunge il relitto dell’idrovolante e trae in salvo i naufraghi ed i due aviatori, poi tenta di rimorchiare il velivolo, che però si capovolge ed affonda.
13 novembre 1940
In serata (tra le 19.18 e le 20.05), mentre la Canopo si trova ormeggiata nel porto di Crotone, alcuni bombardieri Vickers Wellington del 37th Squadron della RAF sorvolano la città. La Canopo apre il fuoco contro di essi con i propri cannoni e mitragliere; lo stesso fanno le locali batterie della DICAT (Difesa Contraerea Territoriale) ed un treno armato. I Wellington non sganciano bombe su Crotone e proseguono verso Taranto, loro vero obiettivo.

A bordo della Canopo nel 1941 (Archivio Centrale dello Stato, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net

23 febbraio 1941
Il marinaio cannoniere Giuseppe Ruffa muore sulla Canopo nel Mediterraneo centrale.
29 aprile-1° maggio 1941
Durante la notte tra il 29 ed il 30, la Canopo salpa dalla Sicilia, aggregata alla scorta (cacciatorpediniere Fulmine ed Euro, torpediniere Orsa, Procione e Castore; caposcorta il capitano di corvetta Riccardo Imperiali, della Procione) di un convoglio (trasporto truppe Marco Polo, motonavi italiane Birmania e Rialto, motonavi tedesche Marburg, Reichenfels e Kybfels) partito da Napoli il 25 aprile e diretto a Tripoli, ma temporaneamente dirottato a Palermo, Augusta e Messina a causa del mare tempestoso e di movimenti di forze navali britanniche ad est ed ad ovest del Canale di Sicilia. La Canopo, che stava per trasferirsi a Genova per un ciclo di lavori di manutenzione, si è unita alla scorta, in sostituzione di un’altra torpediniera, bloccata da avarie, su offerta del suo comandante, capitano di corvetta Gino Del Pin.
Dopo essersi riunito al largo di Augusta, il convoglio (carico di truppe e materiali dell’Afrika Korps e denominato 23. Seetransportstaffel) segue la rotta che passa a nord della Sicilia e poi costeggia le isole Kerkennah, così da restare più lontano possibile dalle forze navali britanniche, che sono ancora in movimento nel Mediterraneo orientale; quale ulteriore precauzione, escono in mare le Divisioni Navali III (incrociatori pesanti Trieste e Bolzano, cacciatorpediniere Ascari e Carabiniere) e VII (incrociatori leggeri Eugenio di Savoia e Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti), per proteggere il convoglio da eventuali attacchi navali.
Alle 12.50 del 1° maggio, nei pressi delle Kerkennah, il convoglio viene attaccato da un sommergibile, ma i siluri vengono evitati con la manovra, e passano tra i mercantili senza fare danno (la Rialto viene mancata di poco da un siluro, che le passa a poppa alle 12.51). Il sommergibile attaccante era, con ogni probabilità, il britannico Undaunted (tenente di vascello James Lees Livesey), scomparso con tutto l’equipaggio dopo aver segnalato, alle 12.44 del 1° maggio, un grosso convoglio con rotta 205° e velocità otto nodi, in posizione 34°40’ N e 12°20’ E.
Dopo aver superato indenne anche alcuni attacchi aerei, il convoglio arriva a Tripoli alle 21 o 23 del 1° maggio.
Per la Canopo, questa è stata la prima missione di scorta sulle rotte per la Libia: ed anche l’ultima.
 

Il varo della Canopo (da “Riva Trigoso. Il cantiere e la sua storia” di Edoardo Bo, Tipolito Olona, 1991, via Franco Lena e www.naviearmatori.net
L’affondamento

La Canopo rimase a Tripoli soltanto un paio di giorni, ma questo breve lasso di tempo ne decretò la sorte: non avrebbe mai lasciato la Libia.
La giornata del 3 maggio 1941 iniziò sotto una funesta stella. Quel mattino, durante le operazioni di scarico della motonave Birmania (carica di munizioni), un’esplosione le cui cause non sono mai state accertate – incidente, o sabotaggio – provocò una catastrofe: la Birmania saltò in aria ed investì l’incrociatore ausiliario Città di Bari, che, essendo anch’esso carico di munizioni e carburante, esplose a sua volta. Le vittime furono decine.
Più tardi, alle 17.45, la piccola nave soccorso Giuseppe Orlando stava uscendo dal porto di Tripoli, quando urtò una mina magnetica ed affondò rapidamente con la perdita di otto uomini.

In serata, infine, ebbe inizio un attacco aereo britannico sul porto. Uno degli aerei attaccanti (probabilmente dei Vickers Wellington del 257th Wing della Royal Air Force, di base in Nordafrica) sorvolò più volte la Canopo; l’equipaggio della torpediniera ne sentiva il rumore prodotto dai motori, ma non riuscì ad avvistarlo. Alla fine, il velivolo avversario sganciò una bomba, che cadde sul lato sinistro, a proravia del fumaiolo. L’esplosione della bomba devastò parte della sovrastruttura prodiera, uccise i serventi della mitragliera prodiera ed il puntatore di una mitragliera laterale, e causò in generale gravi danni ed incendi a bordo: a poppa, in particolare, la nafta alimentò un enorme incendio. Nicola Scaringella, sottocapo puntatore mitragliere, ebbe salva la vita grazie alla recentissima promozione a sottocapo: mentre prima era tra i serventi della mitragliera di prua, che morirono tutti, il suo nuovo ruolo lo aveva fatto assegnare ad una mitragliera laterale.
Il comandante Del Pin diede ordine di abbandonare la nave, poi, insieme ad altri due uomini (tra cui Nicola Scaringella), allagò i depositi munizioni, per evitare che potessero esplodere.
Secondo la storia ufficiale compilata dall’Ufficio Storico della Marina Militare (“Navi militari perdute”), però, risulterebbe che i depositi munizioni furono egualmente raggiunti dalle fiamme ed esplosero, provocando l’affondamento della nave.
In ogni caso, in breve tempo la Canopo affondò nelle acque del porto, leggermente sbandata sulla sinistra, lasciando emergere parte delle sovrastrutture prodiere, del fumaiolo e dei cannoni. Erano le 23.20 del 3 maggio.
Parecchi membri dell’equipaggio dovettero gettarsi in mare, perché la nave era ormeggiata di poppa, ma tale area della nave era inaccessibile a causa dell’incendio che vi divampava. Anche il sottocapo Scaringella, ferito ad una gamba, si buttò in mare; venne poi recuperato da un soldato tedesco, su una lancia di servizio, e portato in ospedale.
Persero la vita cinque sottufficiali e 19 tra sottocapi e marinai, mentre un’altra ventina di uomini rimasero feriti.

Le vittime:

Carlo Baraggia, marinaio cannoniere, deceduto
Pietro Battiston, marinaio, disperso
Beniamino Ciceri, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Collauto, capo meccanico di prima classe, disperso
Ciro Cozzolino, marinaio, disperso
Ermanno Crovetto, marinaio cannoniere, disperso
Luigi De Vito, marinaio, disperso
Pietro Giuseppe Descalzi, marinaio fuochista, disperso
Matteo Di Pisa, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Forti, sergente meccanico, disperso
Edoardo Gelli, marinaio cannoniere, deceduto
Vinicio Giovannelli, marinaio fuochista, deceduto
Guido Lanteri, marinaio cannoniere, disperso
Michele Lo Monaco, marinaio, disperso
Fortunato Longhena, marinaio silurista, disperso
Gennaro Marcone, marinaio cannoniere, disperso
Pietro Massidda, sergente silurista, disperso
Carmine Paparone, marinaio fuochista, disperso
Lorenzo Rispoli, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Roella, sergente meccanico, disperso
Leonardo Santillo, sottocapo meccanico, disperso
Giovanni Battista Sogliuzzo, marinaio, deceduto
Angelo Trevisan, sergente meccanico, disperso
Giovanni Valletta, marinaio cannoniere, deceduto


Sopra: il relitto della Canopo fotografato all’indomani dell’affondamento, il 4 maggio 1941 (g.c. STORIA militare). Sotto: le sovrastrutture affioranti della Canopo nel 1941; ormeggiate in secondo e terzo piano la motocisterna Labor e la cisterna militare Velino (foto USMM).




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